venerdì 8 marzo 2024

Analisi della Lobby Europea delle Donne (EWL) del testo concordato di Direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica






 Quasi trent'anni fa, in occasione della Piattaforma d'azione di Pechino del 1995, gli Stati membri dell'UE si sono impegnati con una sola voce a porre fine alla violenza contro le donne intesa come un problema strutturale delle nostre società. Da allora, la Lobby europea delle donne ha chiesto una legislazione completa a livello europeo. A distanza di trent'anni, la violenza contro le donne continua a essere la più diffusa violazione dei diritti umani delle donne in Europa, con implicazioni per tutta la vita sulla salute fisica e mentale delle donne.

La direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica è un'immensa pietra miliare per i diritti delle donne nell'UE e un importante passo avanti nella giusta direzione: stabilisce standard minimi per prevenire e combattere la violenza contro le donne e garantisce un livello minimo di protezione a tutte le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica in tutta l'UE. La direttiva offre inoltre un'opportunità cruciale: con essa l'UE riconosce per la prima volta che agire su una base comune per porre fine alla violenza contro le donne, fa parte del suo mandato e dell'adempimento dei suoi obblighi per raggiungere la parità tra donne e uomini

La direttiva fornisce un pacchetto di misure complete che si fondano e vanno di pari passo agli standard della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, la cosiddetta Convenzione di Istanbul (ratificata dall'UE e da 22 Stati membri).

Inoltre, la direttiva apporta un importante pacchetto di obblighi comunitari a tutti e singoli gli Stati membri e ai Paesi in via di adesione Ci sono ancora cinque Stati membri (Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lituania e Slovacchia) che non hanno ratificato la Convenzione di Istanbul, per i quali questa direttiva  diventa uno strumento essenziale per affrontare in modo globale la violenza contro le donne e la violenza sessuale. L'impatto della direttiva va oltre: ogni singolo Stato membro dovrà rivedere e modificare la propria legislazione e le proprie politiche per garantire che soddisfino almeno gli standard minimi della direttiva e dovrà informare dell'attuazione la Commissione europea, che in caso contrario potrà avviare procedure di infrazione.

La direttiva armonizza le definizioni di sette forme di violenza contro le donne:

- Due forme di violenza contro le donne secondo le definizioni della Convenzione di Istanbul: le  mutilazioni genitali femminili (MGF) e il matrimonio forzato.

  L'EWL deplora e condanna profondamente l'esclusione della definizione penale armonizzata di stupro basata sul consenso, imposta dal Consiglio dell'UE (maggioranza qualificata degli Stati membri), nonostante gli enormi sforzi e la mobilitazione delle organizzazioni femminili, delle sopravvissute, dei giuristi e dei  cittadini. Una definizione di stupro e di consenso è stata comunque inserita nel capitolo sulla prevenzione, come indicato di seguito. Sono state inavvertitamente omesse anche la sterilizzazione forzata e le molestie sessuali  L'EWL continuerà a lavorare incessantemente per garantire che in Europa prevalga un adeguato approccio comune allo stupro basato sul consenso liberamente dato - secondo gli standard della Convenzione di Istanbul - per porre fine alla vergognosa cultura dell'impunità e per assicurare che le sopravvissute si sentano al sicuro nel cercare giustizia e riparazione. Inoltre, l'EWL si batterà per garantire che il campo di applicazione della direttiva sia presto esteso a tutte le forme di sfruttamento sessuale e riproduttivo, comprese quelle sopra menzionate.

-Cinque forme di violenza online contro le donne e cioé: la  condivisione non consensuale di materiale intimo o manipolato, il cyberstalking, le  molestie informatiche, tra cui la ricezione non richiesta di materiale sessualmente esplicito (cyberflashing) e l' incitamento all'odio informatico.

Si tratta del primo quadro giuridico internazionale completo che fornisce definizioni delle principali forme di cyberviolenza non definite nella Convenzione di Istanbul. Un decennio fa, era inimmaginabile che l'esplosione esponenziale della violenza online sarebbe diventata una realtà quotidiana per milioni di donne e ragazze in Europa. La direttiva contiene disposizioni che conferiscono agli Stati membri il potere di impartire ordini ai servizi di hosting o di intermediazione per la rimozione dei contenuti.

La direttiva introduce inoltre un ulteriore livello di obblighi rispetto alla direttiva sui diritti delle vittime (DDV), che contiene un approccio orizzontale a tutte le vittime di reati ed è attualmente in fase di revisione. La Direttiva sulla violenza contro le donne e la violenza domestica impone un approccio di genere per la sua attuazione: diventando così,  anche,  uno strumento essenziale e specifico per affrontare le particolari esigenze e le sfide concrete delle vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica, la coercizione e l'intimidazione che le stesse subiscono, l'alto rischio di vittimizzazione secondaria o ripetuta e la minaccia alla loro vita. In aggiunta alle disposizioni della DDV, la Direttiva offre un pacchetto specifico di diritti alle vittime di tutte le forme di violenza contro le donne e di violenza domestica (secondo le definizioni nazionali), stabilendo regole minime per la denuncia e l'accesso alla giustizia, l'intervento precoce, la protezione e il sostegno alle vittime.

La direttiva contiene misure per migliorare l'identificazione precoce delle vittime e l'intervento precoce e per garantire a tutte le vittime canali accessibili per la denuncia. Obbliga gli Stati membri ad adottare meccanismi di protezione (come ordini restrittivi di emergenza, ordini di restrizione e di protezione) per garantire la sicurezza delle vittime da un pericolo immediato. La direttiva stabilisce standard per i servizi  specializzati di supporto, come le linee telefoniche dedicate  h24 ore e 7 giorni su 7 e le case di accoglienza, che devono essere accessibili a tutte le donne vittime e ai loro figli, comprese le donne con disabilità e le cittadine di paesi terzi. Inoltre, obbliga gli Stati membri a istituire centri specializzati per i casi di  stupro per fornire consulenza ed assistenza medica, psicologica e traumatologica, servizi per la salute sessuale e riproduttiva  alle vittime di violenza sessuale e di stupro, nonché un sostegno specialistico alle vittime di MGF e di molestie sessuali sul lavoro.

Inoltre, impone agli Stati membri di adottare un approccio intersettoriale e incentrato sulla vittima e di istituire un sostegno mirato per le vittime e per i gruppi a rischio con caratteristiche intersettoriali . La direttiva riconosce  il ruolo cruciale che i servizi specializzati per le donne e le organizzazioni femminili possono svolgono nel fornire consulenza e sostegno alle vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica, compresi i consultori per le donne, le case di accoglienza per le donne, le linee telefoniche dedicate, i centri di riferimento per la violenza sessuale e i servizi di prevenzione primaria.

Il gruppo negoziale del Parlamento europeo è riuscito a rafforzare le disposizioni sulla prevenzione della violenza contro le donne, compresa una nuova disposizione per prevenire lo stupro e la violenza sessuale e misure specifiche per prevenire le MGF, il matrimonio forzato e i crimini informatici. Gli Stati membri si impegnano ad adottare misure adeguate volte a sfidare gli stereotipi negativi e ad affrontare le cause profonde della violenza, in particolare nel contesto delle relazioni sessuali. Tali misure dovrebbero essere sviluppate in collaborazione con le ONG e in particolare con le organizzazioni femminili. Gli Stati membri si impegnano a promuovere il ruolo centrale del consenso, dato volontariamente come risultato della libera volontà, del rispetto reciproco, del diritto all'integrità sessuale e dell'autonomia corporea; e dovranno agire per aumentare la conoscenza del fatto che gli atti sessuali senza consenso sono un reato penale. Gli Stati membri dovranno tenere conto delle barriere linguistiche e sviluppare azioni mirate per i gruppi a maggior rischio, tra cui "i bambini, tenendo conto della loro età e maturità, le persone con disabilità, le persone con disturbi legati all'uso di alcol e droghe e lesbiche,i  gay, i bisessuali, i  trans o intersessuali".

Tutti gli obblighi della Convenzione di Istanbul, compresa la definizione di stupro basata sul consenso e sul libero arbitrio nelle varie circostanze, rimangono validi per gli Stati membri che l'hanno ratificata.  La EWL e i suoi membri continueranno a monitorare da vicino la sua attuazione insieme ai nuovi obblighi acquisiti nella Direttiva. In base alla clausola di non regressione della Direttiva, gli Stati membri dell'UE non possono usare la Direttiva come motivo per ridurre il livello di protezione delle vittime. L'EWL, inoltre,  continuerà a insistere a livello nazionale per ottenere modifiche adeguate alla legislazione e si batterà per l'estensione del campo di applicazione di questa direttiva, al fine di garantire una definizione armonizzata di stupro a livello europeo che definisca in modo coerente questo reato basato sul consenso liberamente dato in circostanze di autonomia e reciprocità.

Inoltre, la EWL invita tutti gli Stati membri dell'UE e non solo a ratificare la Convenzione dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro sulla violenza e le molestie nel mondo del lavoro (Convenzione 190) e le sue raccomandazioni n. 206, che forniscono standard lavorativi oltre ad  un quadro comune per prevenire, porre rimedio ed eliminare la violenza e le molestie nel mondo del lavoro e sostenere le vittime, comprese le vittime di violenza e le  molestie dei partner. Il Parlamento europeo ha recentemente dato il via libera alla decisione del Consiglio che invita gli Stati membri a ratificare la Convenzione 190 dell'OIL.

Infine, la EWL chiede che la violenza contro le donne sia aggiunta all'elenco degli euro crimini nel Trattato sul funzionamento dell'UE (articolo 83.1) per allargare la base giuridica dell'UE. Ciò consentirà di ampliare il campo di applicazione della direttiva in modo da includere le definizioni penali di tutte le altre forme di violenza maschile contro le donne.

giovedì 7 marzo 2024

Oggi, domani e ogni giorno - poniamo fine alla violenza contro le donne e le ragazze in Europa


Nella Giornata internazionale della donna, la Lobby europea delle donne pubblica la sua analisi dell'accordo sulla direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, chiedendone l'immediata adozione.

In questa giornata, esprimiamo la nostra solidarietà a milioni di donne in Europa e nel mondo che sono state vittime di una o più forme di violenza nel corso della loro vita.  Metà della sua popolazione é, infatti, quotidianamente a rischio di violenza e molestie, sebbene l'Unione europea sia, sotto molti aspetti, una delle regioni più sviluppate al mondo 

-          Ogni giorno nell'UE almeno 2 donne vengono uccise dal partner  o da un familiare;

-          Il 44% delle donne ha subito violenza psicologica da parte del partner.

-          quasi l'80% di coloro che subiscono violenza da partner non la denuncia

"La violenza contro le donne non è mai una questione privata, ma una problematica strutturale radicata nel patriarcato, nel sessismo e nella misoginia. Dobbiamo cogliere questa opportunità per adottare la direttiva e fare un primo passo significativo verso la rimozione di tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze nell'UE", ha dichiarato Iliana Balabanova, Presidente della EWL.

La Lobby europea delle donne ha accolto con favore l'accordo siglato a febbraio dalla Presidenza belga dell'UE e dal Parlamento europeo sulla prima direttiva in assoluto sulla violenza contro le donne e la violenza domestica. Si tratta del primo atto legislativo a livello europeo dedicato ad affrontare in modo esaustivo questo tema e dovrà essere adottato entro la fine del corrente mandato. Il testo dell'accordo stabilisce una serie di regole minime per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica e rispondere alle esigenze specifiche delle vittime.

A seguito della nostra analisi del testo concordato, l'EWL ne chiede l'immediata adozione da parte del Consiglio e del Parlamento europeo e invita gli Stati membri a garantire che la sua attuazione avvenga rapidamente, prendendo in considerazione le competenze e le richieste delle organizzazioni femminili. Leggi qui la nostra analisi.

È prevista una revisione della direttiva entro un massimo di 5 anni dall'attuazione, offrendo così un'opportunità cruciale per estendere il suo campo di applicazione. L'EWL e i suoi membri continueranno a lavorare incessantemente per garantire che in Europa prevalga un approccio comune adeguato allo stupro basato sul libero consenso. È fondamentale porre fine alla vergognosa cultura dell'impunità e garantire che le sopravvissute si sentano al sicuro nel cercare giustizia e riparazione. Inoltre, l'EWL si batterà per garantire che il campo di applicazione della direttiva venga presto esteso a tutte le forme di sfruttamento sessuale e riproduttivo, compresi lo stupro, la sterilizzazione forzata e le molestie sessuali.

Più di 140.000 cittadini europei hanno firmato la petizione  della  EWL e  di WeMove Europe che chiede ai responsabili politici dell'UE di adottare la direttiva e di garantire che l'Europa sia un luogo sicuro per tutte le donne e le ragazze e che l'autonomia sessuale delle donne sia ben protetta.


Per saperne di più sulla campagna di EWL sulla direttiva clicca qui.


Unitevi a noi per trasformare la Giornata Internazionale della Donna in un appello per sradicare tutte le forme di violenza maschile contro le donne!



martedì 20 febbraio 2024

D.i.Re COMUNICATO STAMPA CEDAW: raccomandazioni all’Italia. Accolte le istanze della società civile

 


                                                  COMUNICATO STAMPA  

                                             CEDAW: raccomandazioni all’Italia. 

                                             Accolte le istanze della società civile


D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza esprime soddisfazione per il contenuto delle Osservazioni conclusive sull’ottavo rapporto dell’Italia sulla Convenzione per l’Eliminazione delle Discriminazioni contro le Donne (CEDAW). Sono stati, infatti, molti i punti segnalati dal rapporto della società civile – presentato lo scorso 29 gennaio a Ginevra – ripresi dal Comitato per formulare specifiche raccomandazioni allo Stato italiano.


 

Le osservazioni delle esperte del Comitato confermano l’Italia come un paese caratterizzato dalla persistenza del sessismo e degli stereotipi di genere a livello sociale e istituzionale in relazione a tutti i temi trattati dalla CEDAW, in particolare educazione, violenza, lavoro, affermazione dei diritti delle donne, accesso alla giustizia” dichiara Marcella Pirrone, avvocata Rete D.i.Re. 


Infatti, le osservazioni conclusive del Comitato Cedaw sull‘ottavo rapporto periodico dell’Italia, pubblicate nella giornata del 19 febbraio 2024, raccomandano allo Stato di rafforzare in modo sistemico e in una prospettiva di lungo termine la dimensione di genere nell'attuazione della Convenzione per l’Eliminazione delle Discriminazioni contro le Donne – ratificata dall’Italia nel 1985, e di adottare misure per affrontare efficacemente le disparità regionali nel godimento dei diritti delle donne. 

La grave disparità economica e, in generale, di potere tra uomo e donna, così come nelle relazioni familiari e in ambito lavorativo, o nella partecipazione a tutti gli ambiti politici, culturali, sociali ed economici della società, è considerata con grande preoccupazione dal Comitato che chiede allo Stato di “38 (a) Riformulare la politica nazionale per le pari opportunità sul lavoro e continuare e rafforzare ulteriormente le misure volte ad aumentare l'accesso delle donne all'occupazione“ con ulteriore richiesta di “38 (c), aumentare la disponibilità di strutture e servizi di assistenza all'infanzia di qualità a prezzi accessibili in modo significativo e adottare programmi volti a sostenere le donne che cercano di rientrare nella forza lavoro dopo lunghe interruzioni di carriera…”.


È stato delineato un quadro di persistenti discriminazioni e mancata affermazione dei diritti delle donne in Italia, che è radice del problema della violenza contro le donne ed esacerba tutte le forme di violenza (fisica, psicologica, sessuale, economica e domestica) che infatti il Comitato chiede di definire in linea con la Raccomandazione generale n. 35 sulla violenza di genere contro le donne, aggiornando la Raccomandazione generale n. 19. Rispetto all’ esistente sistema di contrasto alla violenza il Comitato osserva gravi deficit strutturali”, afferma Elena Biaggioni, vicepresidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza


Oltre a sottolineare la rilevanza cruciale  di finanziamenti adeguati ai centri antiviolenza e alle case rifugio, il Comitato ha espresso importanti raccomandazioni che riguardano nello specifico la violenza alle donne:

·      “Rafforzare la formazione dei professionisti in ambito giudiziale e legale nonché affrontare i pregiudizi giudiziari di genere e prevenire la vittimizzazione secondaria delle donne (16 (b))

  •   Garantire, attraverso formazione continua e obbligatoria di giudici, pubblici ministeri,                     funzionari di polizia e altri funzionari incaricati dell'applicazione della legge (…omissis…)
  •  che gli ordini di protezione siano effettivamente applicati e monitorati, con sanzioni in           caso di mancata osservanza (28 (e)).” 

Uno dei temi più sentiti dai  centri antiviolenza riguarda l’affidamento dei figli e delle figlie nelle separazioni, in presenza di situazioni di maltrattamento o violenza. Il Comitato ha espresso preoccupazione e, al punto 56 (a), raccomanda di “garantire che i tribunali diano il giusto peso alla storia di violenza di genere quando decidono sull'affidamento dei figli o sui diritti di visita, e fornire una formazione obbligatoria e continua a giudici, avvocati e servizi minori a questo proposito”.


Il Forum Italiano sulle Disabilità esprime soddisfazione per le osservazioni del Comitato: “Le esperte del Comitato CEDAW hanno ascoltato le voci delle ragazze e delle donne con disabilità. Ora abbiamo strumenti validati per chiedere al nostro Paese che è giunta l’ora di eliminare le discriminazioni”


Per Action Aid “Assicurare adeguate risorse umane, tecniche e finanziarie al sistema antiviolenza italiano e potenziare l’impianto normativo delle politiche antiviolenza, garantendo il coordinamento con le Regioni, è dirimente per prevenire la violenza maschile contro le donne, fornire assistenza e supporto ed eliminare le disparità territoriali. ActionAid accoglie con particolare favore questa raccomandazione all’Italia del Comitato ONU per l’eliminazione della discriminazione contro le donne, in linea con le evidenze che da anni raccoglie per garantire a tutte le donne, indipendentemente dal luogo di residenza, il diritto a vivere una vita senza violenza.”


SNOQ? Torino: “Il Comitato ha espresso preoccupazione per l’effetto ostacolante al diritto di aborto dell’ampio ricorso all’ obiezione di coscienza su tutto il territorio italiano. La grave disapplicazione della L. 194 e le forti differenze territoriali rimangono un problema e ciò rafforza le richieste della società civile di implementazione effettiva della legge oltre   che di recepimento delle recenti linee guida dell'OMS.”


Secondo PartecipArte “Le indicazioni del Comitato rispetto al tema dell’educazione sono in netta contraddizione con il piano di lavoro del Ministro Valditara.  Troviamo, infatti, la raccomandazione 36 (b)  che chiede di “Garantire che gli stereotipi di genere siano eliminati dai libri di testo a tutti i livelli di istruzione e in tutte le regioni dello Stato parte, e che i curricula scolastici, i programmi accademici e la formazione professionale degli insegnanti trattino adeguatamente i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere; e la raccomandazione 36 (c) che chiede di “Fornire un'educazione obbligatoria, completa e adeguata all'età sulla salute e sui diritti sessuali e riproduttivi alle ragazze e ai ragazzi come parte del normale curriculum scolastico,…”” .


CEDAW – raccomandazioni Italia

 

 

Hanno contribuito alla stesura del Report:

D.i.Re - Donne in Rete contro la Violenza - Titti Carrano, Rebecca Germano, Marcella Pirrone

Associazione Coordinamento Donne - D.i.Re - Elena Biaggioni

CADMI - Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate Milano - D.i.Re - Benedetta Tonetti 

Centro antiviolenza VivereDonna - D.i.Re - Silvia Menecali

Centro antiviolenza “Roberta Lanzino” - D.i.Re - Paola Sdao 

Centro Veneto Progetti Donna - D.i.Re - Irina Lenzi, Stefania Loddo, Claudia Pividori 

Action Aid Italia - Isabella Orfano, Rossella Silvestre

AIDOS - Maria Grazia Panunzi

Associazione Il progetto Alice - Cristina Gamberi

Assolei Aps - Dalila Novelli 

BeFree -Cooperativa Sociale contro tratta, violenze discriminazioni - Oria Gargano

CGIL - Mabel Grossi

Coordinamento italiano della Lobby Europea delle Donne/Lef – Italia - Titti Carrano 

COSPE - Margherita Accornero, Debora Angeli

Cpo Usigrai - Monica Pietrangeli

DonneinQuota - Donatella Martini

DonnexDiritti Association - Luisa Betti Dakli

Educare alle differenze - Margherita Accornero, Cristina Gamberi, Sara Marini

Escapes - Laboratorio di studi critici sulle migrazioni forzate - Barbara Pinelli

Forum Associazione Donne Giuriste - Siusi Casaccia 

GIUdiT Associazione Giuriste d’Italia - Maria Grazia Giammarinaro, Milli Virgilio

GiULiA Giornaliste - Serena Bersani

International Women - Lucrezia Cairo 

Forum Italiano sulla DIsabilità - Luisella Bosisio Fazzi, Silvia Cutrera

Ladynomics - Giovanna Badalassi

LeNove - Studi e ricerche sociali - Stefania Pizzonia

PartecipArte - Claudia Signoretti

Period Think Tank - Giulia Sudano

Rete per la Parità - Rosanna Oliva

SCoSSE Aps - Sara Marini

SeNonOraQuando? Torino - Gabriella Congiu, Enrica Guglielmotti, Laura Onofri

The Advocates for Human Rights 

Marina Della Rocca 

Letizia Lambertini

Cecilia Robustelli 

Linda Laura Sabbadini

 

 

 

martedì 6 febbraio 2024

Raggiunto l'accordo sulla prima legge UE sulla violenza contro le donne - Dichiarazione della Lobby Europea delle Donne

 

Oggi è stata scritta la storia: è stato raggiunto l' accordo sulla prima direttiva in assoluto che garantisce donne e  ragazze pari protezione nell'UE.





Il Coordinamento Italiano esprime soddisfazione per il risultato ottenuto con un forte ed instancabile lavoro congiunto  e condivide in pieno la Dichiarazione della Lobby Europea delle Donne

[Bruxelles, 6 febbraio 2024] La Lobby Europea delle Donne (EWL) valuta positivamente il tanto atteso accordo sulla direttiva per combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica, la prima legge dell'Unione europea a garantire che le vittime di violenza contro le donne e la violenza domestica ricevano un'adeguata protezione, sostegno, accesso alla giustizia e riparazione, indipendentemente dal luogo in cui vivono nell'UE.

"È stata adottata una decisione storica! Il messaggio che l'UE ha dato con questo accordo è che i diritti delle donne sono diritti umani fondamentali al centro del progetto dell'UE e che non sono mai una questione privata, ma una questione strutturale radicata nel patriarcato, nel sessismo e nella misoginia.  Tutte le forme di violenza contro le donne devono finire ora", ha dichiarato Iliana Balabanova, presidente della Lobby Europea delle Donne. "Questa direttiva è fondamentale per  Stati membri come il mio, la Bulgaria, che non hanno ancora ratificato la Convenzione di Istanbul, poiché stabilisce un quadro olistico di obblighi e standard minimi".

"Negli ultimi 30 anni, la EWL ha chiesto di porre la violenza contro le donne al centro dell'agenda politica dell'UE. Oggi è stato siglato un accordo rivoluzionario sulla prima direttiva in assoluto per combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica. Si tratta di un passo fondamentale nella giusta direzione. Ora chiediamo agli Stati membri di mettere immediatamente in atto questa serie di norme complete per salvare la vita di donne e ragazze", ha dichiarato Mary Collins, Segretaria generale della EWL.

"La direttiva deve essere attuata di pari passo con gli standard d'oro della Convenzione di Istanbul, di cui l'UE e 22 Stati membri sono parti. Gli Stati membri devono tenere conto dell'indispensabile esperienza delle organizzazioni femminili e dei servizi specializzati per  donne nell'affrontare tutte le forme di violenza contro le stesse e nel sostenere le sopravvissute/vittime con una prospettiva  intersezionale e sensibile al genere ", ha dichiarato Irene Rosales, responsabile delle politiche e delle campagne della EWL.

"La violenza informatica contro le donne e le ragazze è oggi una dura realtà in Europa. Per la prima volta, l'UE riconosce l'impatto devastante che la violenza informatica ha sulle loro vite e considera reato cinque fattispecie di cyber violenza: la condivisione non consensuale di materiale intimo e manipolato, il cyber stalking, la  cyber molestia , il cyber flashing e l'incitamento all'odio o alla violenza", afferma Laura Kaun, direttrice delle politiche e delle campagne della EWL. "In un momento in cui un numero crescente di donne e ragazze nell'UE si sente completamente priva di protezione contro la diffusione di abusi sessuali basate su immagini,  di  molestie informatiche o cyberstalking, le misure contenute in questa direttiva sono fondamentali per sostenere le vittime, contrastare l'impunità degli autori e responsabilizzare i provider e le piattaforme Internet affinché si  rimuovano  i contenuti e si scongiurino nuove vittime".

La EWL si congratula con la Commissione europea, la Presidenza belga e il team negoziale del Parlamento europeo, in particolare con i due co-relatori Frances Fitzgerald (PPE, Irlanda) e Evin Incir (S&D, Svezia) e i loro team. Hanno compiuto uno sforzo notevole per migliorare l'accordo generale raggiunto dal Consiglio nel giugno dello scorso anno e per garantire che la direttiva rientri negli "standard d'oro" della Convenzione di Istanbul o addirittura li superi.

La direttiva fornisce anche una definizione armonizzata delle mutilazioni genitali femminili (MGF) e dei matrimoni forzati, come previsto dalla Convenzione di Istanbul. Contiene misure per migliorare l'identificazione preventiva delle vittime, l'intervento tempestivo e per garantire a tutte le vittime canali accessibili di denuncia. Obbliga gli Stati membri ad adottare meccanismi di protezione essenziali (come gli ordini di restrizione d'emergenza, gli ordini cautelari e di protezione) per garantire l'incolumità delle vittime da da situazioni di pericolo immediato. La direttiva stabilisce standard per la fornitura di servizi di supporto specializzati e completi, come linee telefoniche di assistenza 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 e strutture di accoglienza accessibili a tutte le donne vittime e ai loro figli. Inoltre, obbliga gli Stati membri a istituire  appositi centri  per gli stupri dove si  forniscano consulenza e assistenza medica, psicologica e traumatologica, servizi per la salute e la salute sessuale  delle vittime di violenza sessuale e stupro, nonché  supporto specialistico alle vittime di MGF, sterilizzazione forzata e molestie sessuali sul lavoro.

 Il gruppo negoziale del Parlamento europeo è riuscito a rafforzare le disposizioni sulla prevenzione, includendo misure volte ad affrontare le cause profonde della violenza contro le donne e della violenza sessuale, e , anche, garantendo il ruolo centrale del consenso, che deve essere dato volontariamente.

"La EWL si rammarica profondamente per il blocco da parte del Consiglio di molti elementi chiave della direttiva, in particolare per l'oltraggiosa decisione imposta da Francia e Germania di eliminare l'articolo 5 sulla definizione armonizzata di stupro basata sul consenso, secondo gli standard della Convenzione di Istanbul. È del tutto ipocrita e rappresenta una terribile occasione mancata per proteggere le donne e le ragazze da una delle forme più odiose di violenza", afferma Irene Rosales, responsabile delle politiche e delle campagne di EWL. "Ricordiamo che 11 Stati membri dell'UE mantengono ancora una definizione inadeguata dello stupro, basata sulla forza, la minaccia o la coercizione come principali elementi costitutivi del reato, mettendo a rischio l'effettiva protezione dell'autonomia sessuale dell'individuo, come da sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo". La EWL deplora inoltre l'esclusione delle definizioni dei reati di molestie sessuali sul luogo di lavoro e di sterilizzazione forzata.



La EWL si sente garante dei 250 milioni di donne in Europa e delle nostre 2000 organizzazioni affiliate, come dovrebbero fare tutti gli Stati membri dell'UE. La EWL continuerà a chiedere una revisione della direttiva per assicurare che il reato di stupro sia garantito a livello europeo e definito in modo coerente sulla base del consenso liberamente dato in circostanze di autonomia e reciprocità. Inoltre, la EWL si batterà e si adopererà senza sosta per garantire che l'ambito di applicazione della direttiva venga presto esteso in modo da includere tutte le forme di sfruttamento sessuale e riproduttivo, compresi la violenza e l'abuso sessuali.

La EWL si sente responsabile  dei 250 milioni di donne in Europa e delle nostre 2.000 organizzazioni affiliate, così come dovrebbero fare tutti gli Stati membri dell'UE. La EWL continuerà a chiedere una revisione della direttiva per assicurare che il reato di stupro sia considerato a livello europeo e definito in modo coerente sulla base del consenso liberamente dato in circostanze di autonomia e reciprocità. Inoltre, la EWL si batterà e lavorerà instancabilmente per garantire che il campo di applicazione della direttiva venga presto esteso per includere tutte le forme di sfruttamento sessuale e riproduttivo, compresi la violenza e gli abusi sessuali.

La EWL ringrazia gli esperti in materia di diritto che hanno firmato la lettera aperta sulla base giuridica della direttiva UE, che dimostra che l'UE ha l'obbligo di regolamentare questa materia secondo i vigenti testi normativi  dell'UE. La EWL ringrazia i firmatari delle petizioni "Rendi l'Europa un luogo sicuro per donne e ragazze" e " UE: Solo il sì significa sì" e la collaborazione con WeMove Europe e AVAAZ.

lunedì 5 febbraio 2024

Convegno "Donne di fede ed il loro impegno per la pace"

 

Riceviamo l'invito a partecipare al Convegno "Donne di fede ed il loro impegno per la pace", organizzato dalla Federazione delle Donne per la Pace nel mondo-Italia  (WFWP- Italia), membro della Lef-Italia e che diffondiamo con piacere

Pubblichiamo, inoltre il link zoom per chi volesse collegarsi online:

Ora: 6 feb 2024 03:00 PM 
Entra Zoom Riunione
https://us06web.zoom.us/j/85600917993?pwd=0JtzjlN6koFD1SRhFvj29qMncY61ie.1
ID riunione: 856 0091 7993
Codice d’accesso: 374250












mercoledì 31 gennaio 2024

DICHIARAZIONE

                                                               

                                                                                     


Il Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne/Lef-Italia  sostiene e condivide la Dichiarazione della Lobby Europea delle Donne/Ewl ed invita i parlamentari europei italiani a dar seguito alle richieste ed all’incessante lavoro svolto dalla  Ewl  e da tutti i coordinamenti nazionali, tra cui la Lef-Italia, perché si abbia una direttiva contro la violenza contro le donne e la violenza domestica forte, che le renda libere non solo in Italia ma in tutta l’ Unione Europea


DICHIARAZIONE

 

La Lobby Europea delle Donne  (EWL) invita il Parlamento europeo a non buttare via il bambino con l'acqua sporca!




Esortiamo il Parlamento europeo a essere unito e ad adottare la, tanto attesa, legge sulla violenza contro le donne e le ragazze in Europa.

 

La Lobby Europea delle donne (EWL) ribadisce la sua profonda indignazione per la decisione del Consiglio dell'UE di rifiutare persistentemente l'inclusione della definizione armonizzata dello stupro, basata sul consenso, nella proposta di direttiva sulla violenza contro le donne e la violenza domestica (di seguito denominata "la direttiva"). Tuttavia, invitiamo gli eurodeputati, di tutti i gruppi politici, a sostenere il loro gruppo negoziale. È indispensabile essere uniti ed adottare tale direttiva prima della fine dell'attuale mandato. Chiediamo, quindi,  a tutti i gruppi politici di cogliere questa opportunità, per la quale le organizzazioni femminili si sono battute per quasi 30 anni, e di assumersene la responsabilità ora! Questo è ciò che le donne e le ragazze in Europa si aspettano dai leader politici, affinché venga garantita un'uguale protezione in tutta l'Unione Europea (UE), soprattutto in questo cruciale momento, nel quale il tempo stringe prima delle elezioni europee e si prevede un potenziale spostamento verso forze estremiste.


La direttiva sulla violenza contro le donne e la violenza domestica introduce un livello molto importante di obblighi per tutta l'UE e per ciascuno degli Stati membri, in aggiunta agli obblighi assunti dagli Stati Membri dell'UE (22) che hanno aderito alla Convenzione di Istanbul. La Direttiva è uno strumento specifico atto ad affrontare le esigenze e le sfide concrete delle vittime di violenza di genere e di violenza domestica. E' uno strumento fondamentale per l’integrazione dell’approccio orizzontale della Direttiva sui Diritti delle Vittime, attualmente in fase di revisione. La direttiva segue l'approccio delle 4P della Convenzione di Istanbul: Prevenzione e intervento precoce, protezione, azione penale e politiche coordinate. Questa, infatti, mira ad introdurre un pacchetto completo e specializzato di misure applicabili a tutte le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica secondo le definizioni nazionali, nonché alle vittime di cyber violenza, MGF e, cosa molto importante, anche alle vittime di stupro per la gestione medica dello stupro (articolo 28), alle vittime di sterilizzazione forzata (articolo 29) e alle vittime di molestie sessuali sul luogo di lavoro (articolo 30).


Il gruppo negoziale del Parlamento europeo sta compiendo uno sforzo notevole per garantire che la direttiva rientri e/o superi gli "standard d'oro" della Convenzione di Istanbul. Sono stati compiuti progressi significativi rispetto alla proposta iniziale, presentata dal Consiglio, nel suo Approccio generale ed alla proposta iniziale della Commissione europea. Ad esempio, l'attuale proposta rafforza le definizioni delle forme di cyber violenza - che non erano state definite nella Convenzione di Istanbul - poiché, un decennio fa era inimmaginabile che un'esplosione così vasta della violenza online sarebbe diventata una realtà quotidiana per milioni di donne e ragazze in Europa. La direttiva colma questa enorme lacuna nel quadro legislativo sull'impunità.


Ora è arrivato il momento di dar vita ad un'unica voce nel Parlamento europeo per garantire che la Presidenza belga produca una direttiva forte nei tempi previsti. Maggiori informazioni sulle nostre richieste alla Presidenza belga sono disponibili qui.

 

Il tempo stringe!

 

Questa direttiva avrà un impatto enorme sulla vita di donne e ragazze non solo oggi, ma anche sulle generazioni future che potranno vedere come l'Europa si sia preoccupata di loro.

 

Che sia questa la vostra testimonianza!

 

 

La Lobby Europea delle Donne ed il Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle scrivono alla Presidenza belga perché venga sbloccata la bozza di direttiva contro la violenza domestica e la violenza contro le donne





                                             






To:     Mr Paul Van Tigchelt, Minister for Justice

CC:     Mr Willem van de Voorde, Permanent Representative of Belgium to the EU


29 January 2024, Brussels

 

Dear Minister for Justice, Mr Paul Van Tigchelt  

We are contacting you on behalf of the European Women's Lobby (EWL), the largest organisation of women’s associations in the EU, and the Italian Coordination of the European Women’s Lobby/ Lef-Italia in view of the recent news on the difficult negotiations on the Directive on violence against women (VAWG) and domestic violence (DV). 

The European Women’s Lobby members across Europe are outraged by the disgraceful decision of the Council of the EU, led by the Belgian Presidency, to persist in blocking a consent-based definition of rape (based on the standards of the Istanbul Convention) in the proposed Directive. While EWL acknowledges that the Belgian Presidency might have tried extensively to save the article on a consent based definition on rape on the Directive before the end of the political mandate, we are extremely disappointed about this outcome and dismayed in view of the negative impact that this decision will have on the lives of women’s and girls. There are still 15 EU Member States that hold definitions of rape that fall behind the standards of the Istanbul Convention not offering adequate protection for victims of rape (see our EWL analysis of the added value of the article 5 here).Despite the persistent calls of women’s and survivors organisationscitizens, and legal experts, the Council of the EU has decided to let down all women and girls to protect them from one of the most heinous crimes of sexual violence and rape. The unacceptable political choice of Germany and France, in particular, raises concerns on the Belgian presidency of the Council of the European Union, and its commitment to the fight against violence against women and also women’s rights. 

Your action and leadership is required more than ever to bring justice to all victims and survivors of violence against women. We therefore urge the Belgian Presidency to do its utmost in the next weeks to ensure significant improvements in the last negotiating stages. We call on the Belgian Presidency to agree on the European Parliament’s proposals and red lines on prevention of VAWG crimes, including sexual violence, on protection and early intervention, on specialised support to victims and prosecution, access to justice and reparation; as also on data collection.

While we welcome the inclusion of forced marriage and female genital mutilation in the Directive, we consider that having a Directive on violence against women that -under the scope of the legal basis on “sexual exploitation” - considers only the harmonisation of these two crimes is not a good  political choice as can be wrongly interpreted by extreme right wing forces as a win, as they may interpret  that violence against women is something that happens outside of  the EU, while we know this is absolutely not the case. Taking into account the progressive position Belgium has taken during the negotiations on the draft Directive, in particular on Article 5, the EWL believes that the Belgian Presidency is well placed to reach an agreement under its presidency on a strong piece of legislation, refuting any further attempts to weaken the protection of all women, with a special consideration given to the most vulnerable women at risk of repeated re-victimisation (European Parliament proposal on recital 29, Article 13.5; Article 28.1, Article 35 and 36.4). 

In this vein, we are also extremely disappointed to learn about the lack of inclusion of the articles on sexual harassment at the work place and the article forced sterilisation, which are key aspects of the European Parliament’s proposal and strong demand from women’s organisations, trade unions and disability organisations. These aspects need to be urgently restored into the negotiation of the text. 

An adequate gender-sensitive implementation of the directive is absolutely essential for the effective protection of women and girls that must be provided by specialist services. In this regard, it is of the utmost importance the recognition in the Directive of the crucial role and expertise of women’s organisations in addressing violence against women and domestic violence and providing specialised support (EP proposal to article 37a and recital 47). The definition of the gender-sensitive approach (Recital 23c as per the European Parliament proposal) is absolutely essential for the adequate implementation of the Directive through the EU and it is a lesson learned from the evaluation of the implementation of the Istanbul Convention and the negative effects of a gender neutral approach (See here EWL evaluation report).  

EWL calls on the Member States to ensure the most robust package of rights of victims- that lives up to the standards of the Istanbul Convention and updates it- on reporting, investigation, individual assessment and early intervention; protection mechanisms, electronic monitoring and barring orders; specialist support services to victims of all forms of violence against women and their children, and adequate measures to ensure access to justice and reparation/compensation to avoid further re-victimisation and institutional violence. 

EWL acknowledges that one of the most crucial aspects of the Directive is the proposed legal framework to address key forms of cyberviolence against women. Definitions in place must be effective to ensure no shortfalls. Cyberviolence must therefore be covered in an extensive and comprehensive manner, ensuring the largest scope of protection in all areas of the digital space and that shouldn’t be conditioned to any form of reference to “freedom of expression/freedom of arts”. 

The chapter on preventative measures must absolutely address the root causes of violence against women and acknowledge the crucial role of women’s organisations in raising awareness and in providing feminist sexuality education and information on consent, mutuality and free will in sexual and affective relationships. 

We consider that including a review clause is fundamental to ensure the extension of the scope of the Directive in the near future so that sexual violence should be covered as per the existent legal basis (You can find here our letter signed by more than 140 Legal experts on the legal basis). It is also of utmost importance for the adequate implementation and review of the Directive to appoint an EU Coordinator on violence against women that can lead the process (EP proposal on article 43.2).

We forward you once again the EWL priorities for the trialogue negotiations that we developed in the early stages of the trialogue phase.

Finally, EWL is hugely disappointed to see that the crucial informal meeting of Ministers of Justice that took place on 26/01 led by the Belgian presidency did not have the Directive on combating violence against women amongst its priorities. Please, find here and enclosed a statement in this regard. 

 We trust in your ability to reconduct the situation and conclude negotiations towards a Directive that makes Europe a safer place for all women and girls. 

Yours sincerely,

Mary Collins                                                                                        Rossella Poce

 Secretary General of the European Women’s Lobby                        Lef-Italia  President 

                                                                                              

               

 

 

  

martedì 30 gennaio 2024

D.i.Re presenta il report italiano CEDAW a Ginevra

Ginevra, 29 gennaio 2024. Nell’incontro pubblico di CEDAW con le organizzazioni della società civile, l’avvocata della Rete D.i.Re Marcella Pirrone presenterà il 

Rapporto Italian civil society for CEDAWelaborato da 32 organizzazioni di donne e 4 esperte indipendenti, coordinate da D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza.

I punti su cui si concentra l’intervento sono:

  1. Donne e lavoro
  2. Stereotipi di genere
  3. Equità di genere e partecipazione alla vita pubblica
  4. Accesso alla giustizia penale e civile
  5. Salute
  6. Violenza contro le donne e violenza domestica
  7. Donne rifugiate, richiedenti asilo e migranti

L’Italia è un Paese che ancora non prende in seria considerazione la Convenzione CEDAW e i suoi Protocolli” dichiara Marcella Pirrone all’assemblea. “La società è caratterizzata da forti pregiudizi e stereotipi tradizionalmente patriarcali, in cui le donne sono relegate al ruolo principale, se non esclusivo, di madri e care giver, con conseguenze discriminatorie quali: mezzi economici insufficienti, mancanza di autonomia, rischio di povertà, segregazione occupazionale e tutte le forme di violenza contro le donne.”

Il rapporto indica diverse raccomandazioni del comitato nei confronti dello Stato italiano. Il rapporto copre tutte le tematiche presenti nella Convenzione e l’intervento odierno è l’occasione per portare l’attenzione sulle seguenti richieste di sollecitazione:

1) implementare servizi pubblici di qualità per l’infanzia e una migliore assistenza agli anziani in linea con gli standard europei e sviluppare un maggiore impegno per il mainstreaming di genere per rafforzare il debole impatto di genere PNRR e introdurre incentivi strutturali nel settore privato per promuovere parità di genere e opportunità di crescita per le donne;

2) fornire un’istruzione completa e sistematica e corsi di formazione obbligatori, stabili e regolari contro gli stereotipi di genere;

3) combattere i pregiudizi culturali e patriarcali e incoraggiare cambiamenti strutturali e culturali significativi per eliminare gli stereotipi e le discriminazioni di genere esistenti;

4a) monitorare la riforma Cartabia sul diritto di famiglia con la partecipazione della società civile e delle organizzazioni di donne contro la violenza e raccogliere dati completi per un’analisi sull’efficacia del gratuito patrocinio nella giustizia penale e civile;

4b) richiedere un esame obbligatorio della rilevanza della violenza domestica e della violenza assistita nei procedimenti di separazione/divorzio/affidamento, nonché richiedere una valutazione obbligatoria del rischio;

5) raccomandare che la spesa pubblica non venga ridotta a scapito dei trattamenti sanitari di base delle donne e delle libere scelte riproduttive;

6a) mantenere i criteri degli standard minimi sensibili al genere per l’allocazione del budget ai centri antiviolenza per contrastare l’invio dei fondi a organizzazioni generalmente neutrali;

6b) pianificare congiuntamente l’uso dei fondi nazionali antiviolenza con tutte le parti interessate, compresi i centri antiviolenza, sulla base di valutazioni periodiche delle esigenze e dei costi e garantire la supervisione del Parlamento sull’attuazione del Piano d’azione nazionale, compresa l’assegnazione dei fondi;

7) implementare in modo completo un sistema di identificazione e referral per le richiedenti asilo e le donne rifugiate vittime di violenza in tutta Italia e rafforzare costantemente la capacità del sistema di accoglienza.

Grazie all’incontro odierno con la società civile, le componenti del Comitato CEDAW avranno un quadro più completo e realistico della situazione della violenza maschile contro le donne in Italia da utilizzare nel previsto incontro con lo Stato italiano del prossimo primo febbraio.

L’incontro di Ginevra può essere seguito qui:

Monday 29 January 2024 (3.30 p.m. – 5.00 p.m.) 

Webcasting: http://webtv.un.org  or  https://bit.ly/TreatyBodiesWebcast

A questo link è possibile leggere l’intero rapporto

Hanno contribuito alla stesura del report:

D.i.Re – Donne in Rete contro la Violenza – Titti Carrano, Rebecca Germano, Marcella Pirrone

Associazione Coordinamento Donne – D.i.Re – Elena Biaggioni

CADMI – Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate Milano – D.i.Re – Benedetta Tonetti 

Centro antiviolenza VivereDonna – D.i.Re – Silvia Menecali

Centro antiviolenza “Roberta Lanzino” – D.i.Re – Paola Sdao 

Centro Veneto Progetti Donna – D.i.Re – Irina Lenzi, Stefania Loddo, Claudia Pividori 

Action Aid Italia – Isabella Orfano, Rossella Silvestre

AIDOS – Maria Grazia Panunzi

Associazione Il progetto Alice – Cristina Gamberi

Assolei Aps – Dalila Novelli 

BeFree -Cooperativa Sociale contro tratta, violenze discriminazioni – Oria Gargano

CGIL – Mabel Grossi

Coordinamento italiano della Lobby Europea delle Donne/Lef – Italia – Titti Carrano 

COSPE – Margherita Accornero, Debora Angeli

Cpo Usigrai – Monica Pietrangeli

DonneinQuota – Donatella Martini

DonnexDiritti Association – Luisa Betti Dakli

Educare alle differenze – Margherita Accornero, Cristina Gamberi, Sara Marini

Escapes – Laboratorio di studi critici sulle migrazioni forzate – Barbara Pinelli

Forum Associazione Donne Giuriste – Siusi Casaccia 

GIUdiT Associazione Giuriste d’Italia – Maria Grazia Giammarinaro, Milli Virgilio

GiULiA Giornaliste – Serena Bersani

International Women – Lucrezia Cairo 

Italian Disability Forum – Luisella Bosisio Fazzi, Silvia Cutrera

Ladynomics – Giovanna Badalassi

LeNove – Studi e ricerche sociali – Stefania Pizzonia

Parteciparte – Claudia Signoretti

Period Think Tank – Giulia Sudano

Rete per la Parità – Rosanna Oliva

SCoSSE Aps – Sara Marini

SeNonOraQuando? Torino – Gabriella Congiu, Enrica Guglielmotti, Laura Onofri

The Advocates for Human Rights 

Marina Della Rocca 

Letizia Lambertini

Cecilia Robustelli 

Linda Laura Sabbadini

Per leggerlo sul sito clicca QUI